sabato 23 aprile 2011

Non è nemmeno il volo di un moscone.


Torno sui miei passi, annuso, guardo le parole. Cos'è che volevo scrivere? Ho una idea in testa, ma mi accorgo di aver detto tanto, forse troppo, senza struttura, e che quello che per me era il nucleo del discorso si è perso nel mezzo, senza un seguito. Libertà è essere sani e felici. E credo occorre un po' di spiegazione, specie sull'ultima parte , che la felicità è spesso considerata un accessorio, una cosa che ci può essere o non essere nella vita, tanto non succede niente, non è mica indispensabile, essere infelici non impedisce di crescere, vivere, andare a lavorare. E invece secondo me è l'unica cosa importante, l'unica domanda da farsi e fare di continuo. Sei felice? Lo sei? Lo sono? Occorre essere sani, perché la malattia, in particolare la malattia del pensiero, è una gabbia, una limitazione. Felici, perché anche l'infelicità è una gabbia. Ma le gabbie non sono un destino ineluttabile, non sono ermetiche. Malattia e infelicità sono più simili a nasse, quelle ceste che usano i pescatori, calandole su fondo. I pesci entrano facilmente, ma poi non sanno più trovare l'uscita, che c'è, esiste, è sempre stata lì, ma per vederla occorre uno scatto, un pensiero diverso che la renda visibile. Come al luna park, nel labirinto di specchi, che restavi a girare finché qualcosa nella testa scattava e vedevi l'uscita, chiarissima, al punto da chiederti come avessi fatto a non vederla prima.

2 commenti:

  1. Ora capisco perchè la libertà non somiglia al volo di un moscone... quegli idioti sono capaci di starci ore, a rimbalzare sul vetro, metre tu fai di tutto per spingerli verso lo spiraglio delle finestra. E alla fine ti rompi le palle e li ammazzi! (Ben gli sta, anche!)

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